Probiotici, prebiotici, simbiotici

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Spesso, parlando di ingredienti che hanno utili effetti per il nostro intestino, facciamo confusione soprattutto tra i termini "probiotico" e "prebiotico". Mediante questo estratto dalla tesi di Dottorato di Ricerca in Biocatalisi Applicata e Microbiologia Industriale del dott. Alberto Amaretti dell'Università di Bologna, intitolata "FISIOLOGIA E CINETICHE DI BIFIDOBACTERIUM SU CARBOIDRATI SINGOLI E MISCELE" cerchiamo di fare chiarezza.

I probiotici sono supplementi alimentari microbici vivi che influenzano positivamente la salute dell’ospite, migliorando l’equilibrio della microflora intestinale (Salminen et al 1998, Tannock 1999, Tannock 2002). I batteri probiotici devono essere in grado di sopravvivere ai succhi gastrici e agli acidi biliari, al fine di raggiungere il colon ove eserciteranno la loro azione benefica.

E’ molto importante la capacità di aderire al tessuto epiteliale dell’intestino per permetterne, anche se transitoriamente, la colonizzazione. Per questo motivo i ceppi probiotici maggiormente utilizzati hanno origine intestinale e appartengono ai generi Bifidobacterium (B. bifidum, B. adolescentis, B. animalis, B. infantis, B. longum, B. thermophilum) e Lactobacillus (L. acidophilus, L. casei, L. delbrueckii subsp. bulgaricus, L. reuteri, L. brevis, L. cellobiosus, L. curvatus, L. fermentum, L. plantarum), anche se alcuni cocchi gram positivi di origine non intestinale possono trovare applicazione (Streptococcus thermophilus, S. diacetilactis, S. intermedius, Lactococcus lactis subsp. cremoris, Enterococcus faecium).

I batteri probiotici sono saccarolitici obbligati che contribuiscono ad abbassare il pH intestinale inibendo lo sviluppo di molti microorganismi patogeni, inoltre competono con i patogeni per i siti di adesione alle cellule epiteliali e per i nutriliti. Altre attività benefiche dei probiotici consistono nella riduzione delle attività enzimatiche potenzialmente dannose dovute principalmente a coliformi, Bacteroides e clostridi nella produzione di vitamine ed aminoacidi; nell’azione antinfiammatoria, immunomodulante e stimolante la produzione di citochine; nella riduzione dell’insorgenza di forme tumorali dei colonociti (Salminen et al 1998, Tannock 1999, Tannock 2002).

I prebiotici sono ingredienti non digeribili o assorbibili da parte dell’ospite che stimolano selettivamente lo sviluppo o l’attività di un numero limitato di batteri benefici a livello intestinale (Gibson e Roberfroid 1995, Salminen et al 1998, Tannock 2002). La maggior parte dei prebiotici sono carboidrati, ma la definizione non esclude altre molecole che potrebbero essere utilizzate con lo stesso scopo. I prebiotici consentono l’aumento non solo del numero di questi batteri benefici ma anche delle loro attività metaboliche attraverso l’apporto di substrato fermentabile: è proprio questo aumentato metabolismo ad essere la chiave centrale dell’effetto dei prebiotici sulla salute dell’ospite.

Infatti il principale obiettivo dell’assunzione di prebiotici è l’aumento del numero e dell’attività dei bifidobatteri e dei batteri lattici già presenti nel colon, con una riduzione dei microrganismi putrefattivi o potenzialmente patogeni quali clostridi e enterobacteriacee (Campbell et al 1997, Rycroft et al 2001). Inoltre al contrario dei probiotici, con l’assunzione di prebiotici non sussistono né i problemi di mortalità dovuti al contatto con i succhi gastrici e con i sali biliari, né le difficoltà nell’adesione e nella colonizzazione del colon da parte dei ceppi probiotici alloctoni. 

La somministrazione simultanea di probiotici e di un substrato da loro metabolizzabile offre ai ceppi somministrati maggiori possibilità di colonizzazione e sopravvivenza nel colon dell’ospite, potenziandone o prolungandone gli effetti benefici.

E’ molto importante la capacità di aderire al tessuto epiteliale dell’intestino per permetterne, anche se transitoriamente, la colonizzazione. Per questo motivo i ceppi probiotici maggiormente utilizzati hanno origine intestinale e appartengono ai generi Bifidobacterium (B. bifidum, B. adolescentis, B. animalis, B. infantis, B. longum, B. thermophilum) e Lactobacillus (L. acidophilus, L. casei, L. delbrueckii subsp. bulgaricus, L. reuteri, L. brevis, L. cellobiosus, L. curvatus, L. fermentum, L. plantarum), anche se alcuni cocchi gram positivi di origine non intestinale possono trovare applicazione (Streptococcus thermophilus, S. diacetilactis, S. intermedius, Lactococcus lactis subsp. cremoris, Enterococcus faecium).

I batteri probiotici sono saccarolitici obbligati che contribuiscono ad abbassare il pH intestinale inibendo lo sviluppo di molti microorganismi patogeni, inoltre competono con i patogeni per i siti di adesione alle cellule epiteliali e per i nutriliti. Altre attività benefiche dei probiotici consistono nella riduzione delle attività enzimatiche potenzialmente dannose dovute principalmente a coliformi, Bacteroides e clostridi (azoreduttasi, nitroreduttasi); nella produzione di vitamine ed aminoacidi; nell’azione antinfiammatoria, immunomodulante e stimolante la produzione di citochine; nella riduzione dell’insorgenza di forme tumorali dei colonociti (Salminen et al 1998, Tannock 1999, Tannock 2002).

I simbiotici, infine, sono preparati alimentari o farmaceutici che contengono sia uno o più ceppi probiotici sia un ingrediente prebiotico (Roberfroid 1998). La somministrazione simultanea di probiotici e di un substrato da loro metabolizzabile offre ai ceppi somministrati maggiori possibilità di colonizzazione e sopravvivenza nel colon dell’ospite, potenziandone o prolungandone gli effetti benefici.